L’inutilità

Quante volte mi sono sentito inutile.

Quante ancora analizzandomi mi sono reso conto che poco sono riuscito a dare a questa vita.

Se guardo indietro nella mia famiglia ritrovo persone che sebbene siano vissute in periodi diversi al mio, sono comunque riusciti con caparbietà, se non a realizzarsi del tutto, ad essere qualcuno, conosciuti da tutti e che hanno saputo vivere.

22 ½ anni della mia vita passata e cosa ho raccolto….. un bel niente.

Come prima anche stavolta dovrò ripartire da zero.

Ciò che sono capace di fare può essere paragonato a piccoli castelli di sabbia, castelli che a volte reggono alla furia del vento e altre volte crollano inesorabilmente. Ecco io non sono ancora capace di crearmi delle fondamenta robuste e forse mai sarò in grado di farlo.

Dove mi condurrà questa mio modo di fare e di pormi non lo so…., quello che è certo e che avrò con me sempre ed eternamente la solitudine che sembra non volermi mai lasciare. Essa ti sprona a pensare, riflettere, credere in qualcosa che solo nella tua mente si realizza. “Cinque minuti di riflessione ti sembrano una vita.”

Sono costellato da un interminabile riflessione di me che vuole emergere, di me che ha voglia di non arrendersi, di me che quando si guarda allo specchio si sente un fallito.

Quanto mi è difficile analizzarmi anche ora, che trovandomi da solo cerco di non autocriticarmi troppo.

Una volta c’era una persona che mi conosceva bene, sapeva dirmi cose che ti aprivano delle speranze per il futuro. Ti incoraggiavano quando frettolosamente fui strappato alla vita da adolescente per immergermi nella dura realtà della vita di strada. Questa persona sebbene sia ancora viva oggi non è più l’uomo che conobbi. L’avevo sempre paragonato ad un leone, ora in lui vedo occhi stanchi di chi si è rassegnato alla vita, ma lui il suo l’ha fatto e potrebbe ancora farlo se solo non si fosse scoraggiato come me ora. Grazie comunque di tutti gli insegnamenti….

Ogni domenica quando posso mi reco in chiesa per omaggiare Gesù Cristo e suo Padre, “mio Dio”. Lo faccio per un voto promessogli parecchio tempo fa. Pochi minuti lì e riassaporo la semplicità con cui si viveva prima, è una sensazione questa che ho, ogni volta che metto piede in chiesa. Una cosa sola si può dire di me…. che ho avuto e ho una sensibilità d’animo che non sono riuscito a trovare in nessuna persona più.

Ecco questo sono io: un ragazzo con un nome altezzoso “Giovanni Rito Russo” e niente più.

Come sempre mi chiudo in me stesso, e la faccio finita…. ritornandomene alla vita di sempre….

Montesarchio, 27/11/2001 ore 14:00 G.R.R.